Breve articolo riguardante le caratteristiche dell’olivo, pianta usata nella falegnameria ma soprattutto per la produzione di olio biologico – Saluteinerba.
L’interesse dell’uomo per l’olivo, e per il suo olio biologico, parte da molto lontano. Non meno di centomila anni fa una sottospecie selvatica (Olea europaea ssp. Cuspidata), che ancora oggi si incontra nella savana africana, venne domesticata e poi esportata verso l’Asia Minore e il bacino del Mediterraneo.
In epoca greco-romana la coltivazione dell’olivo aveva assunto grande importanza: i Romani in particolare tentarono di diffonderla anche nelle regioni settentrionali del loro Impero, compresa l’Inghilterra, ma senza successo, visto l’amore di questa pianta per i climi secchi e assolati.
L’olivo appartiene alle Oleacee, una famiglia che conta un migliaio di specie, tra cui il frassino, il lillà, il gelsomino, il ligustro. Il genere Olea comprende 20 specie, distribuite dall’Himalaya al Sudafrica, tutte più o meno simili all’olivo, ma con frutteti più piccoli e dunque meno ricchi di olio biologico.
L’ambiente ideale per l’olivo sono i luoghi assolati e riparati, con suolo anche poco profondo, preferibilmente calcareo o di origine vulcanica, che l’albero riesce a sfruttare bene grazie alle numerose radici avventizie che spuntano in superficie dalla base del tronco tozzo, spesso contorto e scavato.
Un dono dell’olivo è il suo legno massiccio e compatto, dal colore caldo con nuances di verde e marezzature più scure. Durissimo ma facile da lavorare, è stato impiegato nella scrittura sacra, in ebanisteria, ma anche nella realizzazione di suppellettili e oggetti da cucina. In Puglia è tradizionale l’intaglio artigianale delle posate da insalata.
Ma il dono più prezioso di un olivo è quello che viene dalle sue olive. Chiamato Elaion dai Greci, e oleum per i Latini, l’olio è sempre stato alla base dell’alimentazione umana, almeno in Occidente. Con ogni probabilità la valenza positiva che l’albero di olivo assume in tanti miti dell’antichità deriva proprio da questo suo prodotto così prezioso.
L’olio biologico si ottiene dalla spremitura delle olive mature, nere, che vengono raccolte in novembre-dicembre a mano o con mezzi meccanici. La cosiddetta prima spremitura dà l’olio di qualità migliore.
Spremendo poi nuovamente la pasta residua formata da polpa e noccioli nitrati si ottengono altre fazioni di qualità via via inferiore.